Blog

Come agire quando il tuo datore di lavoro non ti paga

Sei un Oss, un infermiere o un dipendente di una struttura socio-sanitaria, e da qualche mese il tuo datore di lavoro non ti paga lo stipendio? Forse sei capitato proprio nel posto giusto, perché con questa piccola guida proverò a consigliarti come potresti comportarti. Anche in questo caso, pero, è necessario che io ti faccia una doverosa premessa. Chi scrive non è un consulente del lavoro, né un avvocato. I consigli che ti do nascono da un’esperienza personale e non è detto che possano valere per tutti.

Retribuzioni mai puntuali o, addirittura, mai pervenute.

Se il lavoro nobilita l’uomo, il lavoro non retribuito lo mortifica. Lo stipendio è la giusta retribuzione attribuita ad un lavoratore (nel nostro caso l’Operatore Socio-Sanitario) in cambio di una prestazione professionale prestabilita da un contratto di lavoro, firmato dal dipendente e dal datore di lavoro. Il mancato pagamento dello stipendio si configura per il lavoratore come un vero e proprio psicodramma. Fare la spesa, pagare il mutuo o l’affitto, le bollette di casa sono già operazioni sempre più proibitive, figuriamoci senza la certezza di una entrata fissa alla fine del mese.  Ma non è soltanto una mera questione economica. Ciò che viene offesa, quando il vostro capo non vi paga lo stipendio (indipendentemente dalla ragione per cui non lo fa), è la vostra stessa dignità di uomo/donna prima ancora di lavoratore/lavoratrice. Questa mancanza si configura dunque come una vera e propria violazione dei diritti morali della persona.

Il tuo capo non ti paga? Recati da lui.

Dopo aver notato che, anche questo mese, il tuo conto corrente non ha registrato nessun bonifico in entrata da parte dell’azienda per cui lavori, non ti resta che agire ed iniziare a studiare una strategia. Il primo consiglio che ti do, è quello di rivolgerti direttamente a lui in modo assolutamente informale (sempre che tu non l’abbia già fatto). Non avere nessun timore reverenziale e recati direttamente presso il suo ufficio. Ricordati sempre di mantenere la calma e non intraprendere comportamenti di cui potresti pentirti in futuro. Non puoi permetterti di passare dalla ragione al torto. Il tuo datore di lavoro proverà ad approfittare di ogni tuo passo falso. Spiega semplicemente il motivo per cui sei lì e chiedi maggiori chiarimenti.

Dall’informalità alla formalità: rivolgiti ad un sindacato.

Preso atto che il tuo datore di lavoro non può e non vuole pagarti, non ti resta che rivolgerti ad un avvocato, il quale con un atto formale (messa in mora) intimerà il tuo datore di lavoro ad ovviare a tale, gravissima, inadempienza. Sei senza stipendio da mesi e presumo che tu non possa permetterti un avvocato privato. In alternativa ti consiglio di rivolgerti ad un buon sindacato. A questo punto, però, il rapporto con il tuo datore di lavoro è definitivamente compromesso. Non sei più quel dipendente brillante tanto conclamato dal tuo stesso capo. Non sei più un esempio valido per tutto i tuoi colleghi. Adesso sei diventato, sempre e solo agli occhi del tuo capo ovviamente, un parassita che vuole distruggere la sua azienda. Aspettati dunque ritorsioni psicologiche,  rimproveri immotivati, ammonimenti e doppi turni di lavoro.

Dimettiti per “giusta causa”.

Il rapporto con il tuo datore di lavoro è ormai giunto al capolinea. Sarebbe inutile e controproducente lavorare per lui, per i motivi che ti ho appena descritto. Non ti resta che chiudere definitivamente con lui, dimettendoti per giusta causa. In questo modo l’Inps ti riconoscerà la disoccupazione (NASpI), in quanto hai perso il lavoro per un motivo che non dipende dalla tua volontà. Ti consiglio di recarti presso un Patronato che tramite pec comunicherà al tuo datore di lavoro le tue dimissioni. Ti ricordo che le dimissioni per giusta causa non hanno obbligo di preavviso e già dal giorno successivo puoi già non presentarti a lavoro. Nella fase immediatamente successiva fai richiesta di disoccupazione all’Inps, ti consiglio sempre tramite patronato, che ti chiederà di allegare alla domanda di disoccupazione alcuni documenti.

Ingiunzione di pagamento.

Nel frattempo il tuo datore di lavoro potrebbe farsi vivo proponendoti una conciliazione, un accordo firmato in sede sindacale in cui s’impegna a sanare il debito entro un termine prestabilito. Se ciò non avviene, puoi procedere tramite ricorso per decreto ingiuntivo per tentare di recuperare il tuo credito. Dovrai fornire una documentazione che accerti l’esistenza di un debito da parte del datore di lavoro (ad esempio delle buste paga non firmate). Con ogni probabilità il tuo datore di lavoro presenterà opposizione per avviare un giudizio ordinario e guadagnare ulteriore tempo. Dovrai avere molta pazienza, sono procedure molto lunghe e complesse che non sempre portano ai risultati sperati. In ogni caso, l’indennità di disoccupazione, dopo mesi in cui non percepisci uno stipendio, rappresenterà per te una boccata d’ossigeno e ti darà la possibilità di concentrarti per la ricerca di un nuovo lavoro.

Marco Amico

Operatore Socio-Sanitario, blogger e giornalista. Ho 37 anni, una laurea in Lettere e Filosofia e la passione per la scrittura, le serie TV, le bici. Lavoro in una casa di riposo e nel tempo libero scrivo articoli d'interesse socio-sanitario.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *