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L’empatia: una capacità in via d’estinzione?

L’empatia è una capacità in via d’estinzione? I ritmi frenetici e il poco tempo a disposizione da dedicare a numerosi pazienti  sempre più esigenti. A ciò si aggiunge la carenza di personale e il periodo terribile della pandemia. Sono tutti fattori che hanno messo a dura prova l’empatia degli operatori sanitari.  Questa attitudine a comprendere i bisogni  degli altri esiste ancora? Oppure si tratta solo di una capacità in via d’estinzione? Di un argomento trattato teoricamente nei corsi o sui manuali?

Ciò che è certo è che esiste un abisso che separa le nozioni teoriche in aula dal lavoro in corsia. Una distanza non indifferente che si traduce nella difficoltà a mettere in pratica gli insegnamenti appresi a lezione.

Cos’è l’empatia?

Empatia è una capacità in via d'estinzione?

L’empatia è la capacità di comprendere i bisogni degli altri. In ambito sanitario e assistenziale è l’attitudine da parte degli operatori e di tutto il personale di capire le esigenze del paziente. La capacità di comprendere le sue sofferenze e le sue preoccupazioni. Instaurare un rapporto empatico con il paziente è alla base del lavoro dell’Oss. Questi,  prima di mettere in pratica le attività e le competenze tipiche della professione, deve saper instaurare un rapporto con la persona che assiste.  E’ chiaro che si tratta di un’azione molto complessa.

Ma cosa vuol dire “instaurare un rapporto empatico” con il paziente?

Ma cosa vuol dire “instaurare un rapporto empatico” con il paziente?  Creare una relazione empatica significa sviluppare una buona disponibilità all’ascolto, ma anche ipotizzare un modo di concepire le cose diverso dal nostro. Non solo, assistere una persona anziana o diversamente abile con empatia significa pure non varcare il limite che separa il nostro mondo dal suo. Tutto ciò è necessario per evitare di sfociare nell’identificazione con il soggetto e in un eccessivo coinvolgimento emotivo. Per lavorare con empatia è necessario accantonare i giudizi personali. L’empatia non è un concetto astratto riportato sui manuali, ma una caratteristica essenziale che ogni operatore deve possedere per offrire un servizio professionale e di qualità fondato sul rispetto dell’altro.

Perché si è sempre meno empatici?

A chi è capitato di recarsi in ospedale per ricevere delle cure e doversi imbattere invece in situazioni spiacevoli e in reazioni scomposte da parte di operatori, medici ed infermieri? Molti operatori sanitari infatti risultano poco inclini alla comprensione dei bisogni altrui, scontrosi e, in alcuni casi, pure maleducati. Gli episodi di violenza e le aggressioni ai danni del personale sanitario che riempiono ogni giorno le pagine dei giornali, i notiziari in tv e i siti d’informazione locali e nazionali, sono spesso generati da una “parola di troppo” scappata dalla bocca di un infermiere, di un medico o di un operatore socio sanitario. Sia chiaro. Non c’è niente che giustifichi la violenza contro gli operatori sanitari, che qui ed in altre sedi ho sempre condannato. Ciò che mi son sempre chiesto è il motivo di tanta irascibilità da parte di chi indossa un camice. La risposta, almeno secondo il mio modesto parere, va individuata nella qualità del lavoro che si sviluppa in corsia.

I ritmi frenetici e la carenza di personale hanno un’incidenza?

I ritmi frenetici, la corsa contro il tempo per assistere più pazienti nel minor tempo possibile, la carenza di personale hanno un’ incidenza?  In parte sì, almeno secondo il mio punto di vista.  Se pensiamo, inoltre, al contesto drammatico che abbiamo vissuto, segnato dalla diffusione della Pandemia, possiamo avvalorare ulteriormente questa tesi.  Il Covid ha generato situazioni di ansia e  di ulteriore frustrazione nell’operatore e nel personale sanitario in generale. Ma non è tutto. Alla base potrebbero esserci altre motivazioni.

Alcuni possono aver sbagliato lavoro

Inutile girarci attorno. Credo che alla base possa esserci anche una mancata gratificazione personale causata dal proprio lavoro. In un altro articolo, senza volerlo, ho acceso un dibattito sulla facilità con cui si arrivi a conseguire l’attestato. In sostanza in quell’articolo sostenevo come l’Oss stesse diventando sempre più una professione alla portata di tutti, ma che non tutti possono svolgere.

L’empatia è una capacità in via d’estinzione?

Inutile dire che scaricare questa tensione emotiva verso l’utente oltre ad essere inutile può rivelarsi controproducente per il lavoro che si svolge. In un articolo molto recente ho parlato dell’importanza della persona che deve essere posta sempre al centro del nostro servizio. Cari colleghi, non dobbiamo perdere mai di vista questo importantissimo concetto. La persona viene prima dell’anziano o del diversamente abile, del malato di mente o dell’utente con Alzheimer. Se comprendiamo questo concetto siamo sulla buona strada per la realizzazione di un servizio di assistenza professionale fondato sull’empatia.

Voci correlate.

Marco Amico

Operatore Socio-Sanitario, blogger e giornalista. Ho 37 anni, una laurea in Lettere e Filosofia e la passione per la scrittura, le serie TV, le bici. Lavoro in una casa di riposo e nel tempo libero scrivo articoli d'interesse socio-sanitario.

2 pensieri riguardo “L’empatia: una capacità in via d’estinzione?

  • Daniela

    Mi piace, è davvero scritto bene. E’ chiaro e veritiero.
    OSS anche io

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  • In particolare, studi recenti condotti con l’analisi di connettivita funzionale hanno mostrato che la capacita dell’uomo di produrre un comportamento emotivo appropriato implica l’attivazione di due circuiti paralleli. Da un lato, esiste una via che coinvolge sia strutture sottocorticali (amigdala, insula, striato e ippocampo) che corticali (corteccia prefrontale laterale e mediana, corteccia cingolata anteriore e corteccia orbitofrontale), la quale sembra implicata nei processi automatici di regolazione emozionale. Dall’altro lato, esiste una via che coinvolge soltanto le strutture corticali (corteccia prefrontale laterale e mediana e corteccia cingolata anteriore), la quale sembra implicata nei processi volontari di regolazione emozionale e nell’adattamento del comportamento alle diverse situazioni.

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