Blog

Prima l’Osa, poi l’Oss: un’anomalia tutta siciliana.

La Sicilia è il posto in cui tutto sembra essere un po’ più complicato rispetto ad altre parti d’Italia, persino diventare Operatore Socio-Sanitario. L’argomento di cui voglio parlare oggi è essenzialmente legato ad un fatto paradossale che noi siciliani ci trasciniamo ormai da diversi anni, e che chi fa questo mestiere conosce benissimo. Mi riferisco al complesso iter formativo regionale che deve seguire chi ha deciso di esercitare questa meravigliosa professione. In Sicilia, per diventare Oss, non è sufficiente frequentare un corso di 1000 ore, come avviene nel resto d’Italia, me è necessario seguire (quindi pagare) due corsi, conseguire due titoli ed impiegare almeno il doppio degli anni spesi da un altro cittadino che risiede altrove. Un’anomalia tutta siciliana determinata da una normativa nazionale lacunosa e che spesso varia da regione a regione.

L’Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2001.

Cominciamo con ordine e cioè con l’Accordo tra il Ministero della Sanità, il Ministero della Solidarietà Sociale e le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano del lontano 2001. Tutti sappiamo che questo importante provvedimento ha istituito in Italia la figura dell’Operatore Socio-Sanitario. Non voglio entrare nel merito circa la frammentarietà dei suoi contenuti, soprattutto negli allegati A e B relativi alle attività e alle competenze dell’Oss, che a mio avviso andavano definite meglio (ma di questo forse parlerò un’altra volta). Ciò che mi preme maggiormente qui sottolineare è un altro aspetto, e cioè la parte del regolamento dedicata alla formazione di questa figura professionale. Nell’Accordo si legge, infatti, che “la formazione dell’operatore socio sanitario è di competenza delle regioni e province autonome, che provvedono alla organizzazione dei corsi e delle attività didattiche, nel rispetto delle disposizioni del presente decreto”. In altre parole, il provvedimento delega di fatto le regioni ad istituire corsi per Oss, gestiti a sua volta da enti pubblici e privati, ovviamente accreditati. Se in tutto, o quasi tutto, il territorio nazionale, all’indomani del provvedimento, partirono i primi corsi Oss, la Sicilia dovette aspettare invece degli anni, esattamente tredici, prima della pubblicazione di un decreto regionale che autorizzasse gli enti ad avviare i primi corsi. Prima del 2014, infatti, diventare Oss in Sicilia era pressoché impossibile. Alcuni enti isolani, in modo assai poco trasparente, organizzarono allora degli accordi sottobanco con istituti formativi di altre regioni. In sostanza, si dava all’aspirante Oss, in modo non del tutto regolare, la possibilità di frequentare le lezioni in Sicilia per poi sostenere l’esame altrove. Su questo argomento ho già scritto in un recente articolo dal titolo: Sicilia, formazione Oss: gli attestati antecedenti al 2014 potrebbero non essere validi. 

Il caso siciliano.

Andiamo ora al caso siciliano. Dal 2014 ad oggi, ogni due anni, la Regione Sicilia emana un decreto che sostanzialmente conferma quelli precedenti. Tra questi prenderò in esame l’ultimo e cioè quello attualmente in vigore: il DA n.377 del 12 marzo 2019. Con questo provvedimento, l’Assessorato alla Salute , autorizza gli enti pubblici e privati accreditati ad istituire e gestire corsi di Riqualificazione Oss dalla durata complessiva di 420 ore, e non di 1000. Si tratta appunto di un percorso di riqualificazione riservato a chi è già in possesso dei seguenti titoli: Assistente Domiciliare e dei Servizi Tutelari (ADEST) , Operatore Socio Assistenziale (OSA) e Operatore Addetto all’assistenza delle Persone Diversamente Abili. Un’anomalia tutta siciliana che ha condannato chi volesse intraprendere un percorso di studi per diventare Oss a frequentare prima uno dei corsi appena citati, dalla durata minima di 700 ore. Tra questi, il più gettonato è il corso per Operatore Socio-Assistenziale, una figura ormai considerata obsoleta in buona parte d’Italia. Solo dopo il conseguimento del titolo Osa, l’aspirante Oss può finalmente procedere alla riqualificazione, che avviene attraverso un’integrazione di 420 ore. Un intoppo burocratico che grava sul corsista in termini economici e, soprattutto, di tempo, poiché costretto a frequentare due corsi, e dunque ad espletare due tirocini e a sostenere due esami. L’attuale decreto resterà in vigore fino al 31 dicembre di questo anno. La speranza è che dal 2021, anche in Sicilia, si possa finalmente introdurre un regolamento che preveda l’organizzazione di corsi Oss unici dalla durata complessiva di 1000 ore, come avviene nel resto d’Italia. La speranza è l’ultima a morire. Forse anche in Sicilia.

Marco Amico

Operatore Socio-Sanitario, blogger e giornalista. Ho 37 anni, una laurea in Lettere e Filosofia e la passione per la scrittura, le serie TV, le bici. Lavoro in una casa di riposo e nel tempo libero scrivo articoli d'interesse socio-sanitario.

Un pensiero su “Prima l’Osa, poi l’Oss: un’anomalia tutta siciliana.

  • Annamaria Ricca

    nel decreto si fa riferimento ( art 4) all’ammissione al corso OSS anche ai diplomati “Tecnici dei servizi socio sanitari” che hanno conseguito il diploma del relativo corso di studi presso Istituti statali di II grado

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *