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L’Operatore Socio Sanitario ai tempi del Coronavirus.

4 mila casi e 148 decessi. Il Coronavirus in Italia sta facendo registrare cifre davvero preoccupanti. Ma ad allarmare la popolazione, al di là di questi numeri angoscianti, sono le misure restrittive imposte dal governo per impedire che l’emergenza raggiunga proporzioni sempre più grandi e che la situazione diventi ingestibile da un punto di vista sanitario. Le scuole resteranno chiuse almeno fino al 15 marzo, mentre le gare di calcio ed altre manifestazioni sportive si svolgeranno senza pubblico, con un inevitabile impatto economico negativo. Insomma, quasi tutto si ferma. Quasi, ma non tutto. In Italia c’è infatti una categoria che non può permettersi nessun arresto, anzi. È in situazioni come queste che ci si rende conto della sua rilevanza. Mi riferisco, ovviamente, a tutto il personale sanitario, e in particolare agli Operatori socio sanitari, categoria di cui faccio orgogliosamente parte. Ultima ruota del carro, figli di un dio minore, denigrati, sfruttati, malpagati, gli Oss sono sempre in prima linea anche in una situazione di emergenza senza precedenti come quella che sta vivendo da qualche settimana il nostro paese. E se il loro ruolo ormai è ben noto a tutti, non tutti ancora ne apprezzano effettivamente il valore. Più di ogni altra figura sanitaria, l’Operatore è maggiormente a contatto con il paziente, al quale presta un’assistenza di base ma comunque indispensabile: igiene, mobilizzazione, rilevazione dei parametri vitali, assistenza durante i pasti. Attività che continuano e continueranno a portare avanti anche in questi giorni turbolenti, anche se i numeri appena citati dovessero raddoppiarsi, triplicarsi, quadruplicarsi. Gli Oss sono maggiormente a contatto con il paziente e quindi maggiormente esposti al rischio di essere contagiati. La possibilità del contatto con persone positive al virus è decisamente più elevata. Nonostante ciò, gli Operatori socio sanitari non possono e non devono fermarsi. Non sono eroi, come qualcuno li ha definiti, ma semplicemente padri e madri di famiglia che con dignità e professionalità portano a compimento il loro ruolo. Un ruolo che è di vitale importanza negli ospedali e nelle strutture sanitarie, pubbliche e private, e non deve essere un virus, un’epidemia, una pandemia, a doverlo ricordare. Auspico che, rientrata l’emergenza, ci si ricordi dell’importanza di questa figura, che paga ancora oggi, a 19 anni dalla sua nascita, la mancanza di un equo e degno riconoscimento sul piano istituzionale, economico e morale.

 

Marco Amico

Operatore Socio-Sanitario, blogger e giornalista. Ho 37 anni, una laurea in Lettere e Filosofia e la passione per la scrittura, le serie TV, le bici. Lavoro in una casa di riposo e nel tempo libero scrivo articoli d'interesse socio-sanitario.

2 pensieri riguardo “L’Operatore Socio Sanitario ai tempi del Coronavirus.

  • Buongiorno! Ho frequentato il corso oss in provincia di Vicenza! Tutta la parte teorica passata con successo, però dopo 320 ore di tirocinio mi hanno bocciato in casa di riposo.Hanno scritto non idonea! La scuola non è venuta mai incontro a noi! Specifico che siamo 4 persone bocciate.Ho chesto di rifare tirocinio pero dicono di no! Vorrei fare questo lavoro co tutto il mio cuore però non mi danno la possibilità! Come posso comportarmi?? Ho pagato 1500€ il corso.Adesso che ci sono tante richieste di lavoro nella nostra regione Veneto vorrei anche io aiutare il prossimo.Grazie.

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